COPPIA DIPINTI

Pietro Della Vecchia (Venezia 1603 – 1678) – Coppia dipinti


1) Lot Ubriacato dalle figlie
2) Betsabea al bagno


Olio su tavole diametro 22cm circa – 32cm circa la cornice
Perizia Scritta prof. Emilio Negro

Nel primo è raffigurato l’episodio biblico che narra di quando Lot dopo la distruzione di sodoma e Gomorra, andò a vivere in una caverna con le due figlie le quali, non trovando altro uomo con cui unirsi, decisero di procurare ebrezza al genitore e di giacere con lui a turno per perpetarne la stirpe; nel secondo è ritratta la giovane ed avvenente Betsabea, colta seminuda in primo piano a destra nel momento in cui la sua ancella sta ricevendo da un paggio il biglietto inviato da re Davide. Questi mentre passeggiava all’imbrunire sul terrazzo della sua reggia l’aveva notata: la silhouette che si scorge tra le due torri nello sfondo ritrae appunto il sovrano invaghito della bella moglie di Uria, un ufficiale che prestava servizio proprio nel suo esercito. Il seguito della storia narra di Davide che, approfittando del proprio potere, fece in modo che Uria fosse mandato a combattere in prima fila, cosicchè ben presto rimase ucciso consentendo al re di Istraele di prendere in moglie la giovane vedova.

Nel 1984 Bernard Aikema ha dimostrato come il vero cognome del pittore è Della Vecchia, mentre Pietro Muttoni, con il quale è stato conosciuto a partire dal XIX secolo, è il risultato di una errata interpretazione che Luigi Lanzi fece di un lavoro di F. Bartoli (Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, 1793), in cui è citato un quadro dell'artista in Casa Muttoni a Rovigo. La peculiarità del cognome originale ha spinto alcuni ad interpretarlo per tutto il XIX e XX secolo come un soprannome derivato dall'attività di restauratore del Della Vecchia, nonché dalla sua predisposizione alla replica e copia di dipinti di artisti delle generazioni precedenti come Giorgione. Studiò, con ogni probabilità, presso Alessandro Varotari, detto il Padovanino, derivando da questo l'interesse verso la pittura veneziana del secolo precedente, in particolar modo quella di Tiziano e Giorgione. Conosciuto per l'abilità con cui riproduceva lo stile dei maestri veneti del XVI secolo, (viene elogiato da Marco Boschini, suo contemporaneo, come "simia di Zorzon", imitatore di Giorgione) è anche conosciuto per la sua pittura di genere grottesco, nonché per l'attività di ritrattista. Restaurò anche la Pala di Castelfranco. In quanto pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, ricevette la commissione per la realizzazione dei cartoni dei mosaici della Basilica di San Marco, attività che lo terrà impegnato dal 1640 al 1673. Intorno al 1670 dipinse la tela Mosè e Aronne col Faraone, ora a La Spezia nel Museo civico Amedeo Lia, che palesa influssi caravaggeschi. Sempre a Venezia, dipinse Sant'Antonio con la sua basilica, rappresenta S. Antonio di Padova, la sua basilica e due frati minori conventuali: i padri Maurizio Cavalletti e Maurizio Graziani, religiosi dei Frari, che la donarono nel 1674, per la Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari. Nei pressi del Rialto nella chiesa di San Lio, sulla parte sinistra dell'altare maggiore si può ammirare una magnifica crocifissione. Sposò Clorinda Renieri, pittrice anch'essa, figlia del fiammingo Nicolas Régnier, pittore e mercante d'arte, col quale il della Vecchia strinse rapporti d'affari in quest'ultimo ramo.

COPPIA DIPINTI

Pietro Della Vecchia (Venezia 1603 – 1678) – Coppia dipinti


1) Lot Ubriacato dalle figlie
2) Betsabea al bagno


Olio su tavole diametro 22cm circa – 32cm circa la cornice
Perizia Scritta prof. Emilio Negro

Nel primo è raffigurato l’episodio biblico che narra di quando Lot dopo la distruzione di sodoma e Gomorra, andò a vivere in una caverna con le due figlie le quali, non trovando altro uomo con cui unirsi, decisero di procurare ebrezza al genitore e di giacere con lui a turno per perpetarne la stirpe; nel secondo è ritratta la giovane ed avvenente Betsabea, colta seminuda in primo piano a destra nel momento in cui la sua ancella sta ricevendo da un paggio il biglietto inviato da re Davide. Questi mentre passeggiava all’imbrunire sul terrazzo della sua reggia l’aveva notata: la silhouette che si scorge tra le due torri nello sfondo ritrae appunto il sovrano invaghito della bella moglie di Uria, un ufficiale che prestava servizio proprio nel suo esercito. Il seguito della storia narra di Davide che, approfittando del proprio potere, fece in modo che Uria fosse mandato a combattere in prima fila, cosicchè ben presto rimase ucciso consentendo al re di Istraele di prendere in moglie la giovane vedova.

Nel 1984 Bernard Aikema ha dimostrato come il vero cognome del pittore è Della Vecchia, mentre Pietro Muttoni, con il quale è stato conosciuto a partire dal XIX secolo, è il risultato di una errata interpretazione che Luigi Lanzi fece di un lavoro di F. Bartoli (Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, 1793), in cui è citato un quadro dell'artista in Casa Muttoni a Rovigo. La peculiarità del cognome originale ha spinto alcuni ad interpretarlo per tutto il XIX e XX secolo come un soprannome derivato dall'attività di restauratore del Della Vecchia, nonché dalla sua predisposizione alla replica e copia di dipinti di artisti delle generazioni precedenti come Giorgione. Studiò, con ogni probabilità, presso Alessandro Varotari, detto il Padovanino, derivando da questo l'interesse verso la pittura veneziana del secolo precedente, in particolar modo quella di Tiziano e Giorgione. Conosciuto per l'abilità con cui riproduceva lo stile dei maestri veneti del XVI secolo, (viene elogiato da Marco Boschini, suo contemporaneo, come "simia di Zorzon", imitatore di Giorgione) è anche conosciuto per la sua pittura di genere grottesco, nonché per l'attività di ritrattista. Restaurò anche la Pala di Castelfranco. In quanto pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, ricevette la commissione per la realizzazione dei cartoni dei mosaici della Basilica di San Marco, attività che lo terrà impegnato dal 1640 al 1673. Intorno al 1670 dipinse la tela Mosè e Aronne col Faraone, ora a La Spezia nel Museo civico Amedeo Lia, che palesa influssi caravaggeschi. Sempre a Venezia, dipinse Sant'Antonio con la sua basilica, rappresenta S. Antonio di Padova, la sua basilica e due frati minori conventuali: i padri Maurizio Cavalletti e Maurizio Graziani, religiosi dei Frari, che la donarono nel 1674, per la Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari. Nei pressi del Rialto nella chiesa di San Lio, sulla parte sinistra dell'altare maggiore si può ammirare una magnifica crocifissione. Sposò Clorinda Renieri, pittrice anch'essa, figlia del fiammingo Nicolas Régnier, pittore e mercante d'arte, col quale il della Vecchia strinse rapporti d'affari in quest'ultimo ramo.